Italia Bene Comune: il sindaco di Cerveteri vada oltre le slide e faccia tesoro di quanto concretamente stanno facendo Balneari e Amministrazioni della riviera romagnola
di Alberto Sava
La proroga automatica ed indiscriminata delle concessioni demaniali marittime e lacustri per l’esercizio delle attività turustico-ricreative è illegittima. Contraddice le norme di libera concorrenza contenute nella direttiva Bolkestein, in vigore in Europa dal 2006. Questa la sentenza emessa il 14 luglio scorso dalla Corte di Giustizia Europea, che ha cancellato la proroga concessa ai balneari italiani di poter continuare le proprie attività, indiscriminatamente fino al 2020. L’Italia non aveva potere, dunque, di prolungare le concessioni dal 2015 al 2020 ‘in assenza di qualsiasi procedura di selezione fra potenziali candidati’. Tuttavia, la sentenza ha riconosciuto che l’art. 12 della direttiva consente agli Stati membri dell’Unione di valutare e tutelare, nelle procedure di selezione, il legittimo affidamento dei titolari delle autorizzazioni in essere. La decisione della Corte è stata inequivocabile, ma non si è abbattuta come un uragano estivo su chioschi, bungalow e sdraio disseminati lungo le coste italiane. Primo, perché è una sentenza che, più che spiragli, lascia proprio finestre spalancate agli Stati che sappiano legiferare tempestivamente e compiutamente in materia, nonché agli operatori che sappiano organizzarsi sul piano imprenditoriale; secondo, perché in Commissione Bilancio alla Camera è stato approvato un emendamento al decreto legge Enti Locali, che fa rientrare dalla finestra quel che la sentenza aveva cacciato dalla porta, per cui il 2020 continuerà a costituire il margine di tranquillità degli operatori. Allora, nulla è cambiato? Affatto. La forza deflagrante della sentenza, infatti, è data dalla negazione del sistema dell’intervento a pioggia, molto praticato in Italia, o, per spiegarsi meglio, del consolidamento indiscriminato di qualunque situazione in essere. Per effetto della direttiva europea, su sollecito della sentenza ed entro la scadenza dell’emendamento, lo Stato Italiano dovrà necessariamente legiferare in materia, escludendo, come prima cosa, sanatorie scandalose di situazioni precarie ed inadeguate. Allo scadere della fase transitoria in atto, infatti, su delega del Parlamento, il Governo dovrà approvare una legge che regoli tutta la materia, nel rispetto della direttiva Bolkestein. Infatti, nonostante l’ibernazione dello status quo fino al 2020, il Governo un disegno ce lo avrebbe. La legge, predisposta dal ministro per gli Affari regionali Enrico Costa, dovrebbe prevedere procedure di evidenza pubblica, non aste. L’asta, infatti, riguarda un contendere economico, mentre in questo caso il canone sarebbe stabilito dallo Stato. A fare la differenza, dunque, sarebbe il progetto di valorizzazione del bene pubblico da parte degli imprenditori contendenti, il valore dell’impresa, gli investimenti, e soprattutto, nella valutazione del progetto, la legge delega assegnerebbe una premialità per la professionalità dei concessionari, riconoscendo un punteggio superiore ai migliori. Fin qui, gli eventi sovrannazionali e nazionali che hanno riguardato l’oscillare della ‘mannaia’ della direttiva Bolkestein sull’intera categoria dei balneari, ‘mannaia che, salvo clamorosi eventi, nel 2020 calerà comunque inesorabile. Su chi? Sicuramente su Comuni ed imprenditori che non avranno saputo raccogliere la sfida di trasformare le spiagge da catene, a volte tristi, disordinate e sgangherate, di micro attività di stampo artigianale in qualcosa in grado di offrire servizi veramente di eccellenza per il turismo mondiale. A Rimini, città che vive esclusivamente di turismo balneare, comune ed operatori hanno compreso che, per evitare che tra quattro anni danarose cordate straniere si prendano tutta la riviera romagnola, era necessario organizzarsi con professionalità ed onestà intellettuale, mettendo al bando demagogia, politica di bassa lega, piagnistei contro l’Unione Europea ed altra paccottiglia assortita. Così, nel 2015 il comune di Rimini ha dato vita al ‘Parco del Mare’. In concreto, il comune ha destinato per lunghissimo tempo una striscia continua del lungomare, non soggetto alla Bolkestein, alle attività dei balneari locali in grado di fornire altissimi standard imprenditoriali, e magari di incrementare i servizi offerti al di là delle attività già in essere. Raggiunta quindi la ragionevole tranquillità di poter operare per lunghi anni, gli imprenditori si stanno organizzando per fare sistema tra loro, e costituire un’unica forza imprenditoriale in grado di competere e vincere l’assegnazione dell’arenile, in forza di una superiore capacità professionale. E a Cerveteri? A Cerveteri si preferisce danzare sull’orlo del precipizio. Con un degradante spettacolo, comune, balneari e società Ostilia si contendono le desolate spoglie di Campo di Mare, avvelenate da incuria, abusivismo e cronica incapacità di amministrazione ordinaria, senza scomodare la straordinaria: un amministratore di condominio di modesta portata senza dubbio non avrebbe ridotto la marina di Cerveteri nella landa desolata, triste e sporca che appare oggi. L’Ostilia, lungi ormai dal nutrire il benché minimo interesse per qualche vecchio, cadente manufatto abusivo del secolo scorso, forse con un occhio proprio all’entrata in vigore della Bolkestein, ope legis ha recintato anche le onde del mare, reclamandone la proprietà. I balneari, dal canto loro, hanno ‘baciato la pantofola’ dell’Ostilia, ‘grati’ per aver ottenuto dalla società di poter sopravvivere proprio fino a quel 2020 che, in modo tremebondo e rinunciatario, considerano comunque la loro data di morte, e fino alla quale vivacchieranno, ognuno per conto proprio, coltivando orticelli spelacchiati, spremendo il più possibile come limoni gli ultimi bagnanti, e soprattutto sperando che nel 2020 qualcuno li risarcirà con un bel po’ di soldi. Ma il pezzo forte di questi ‘sepolcri imbiancati’ è senza dubbio l’amministrazione comunale. Dopo le famose slides autunnali ed invernali sul fulgido futuro di Campo di Mare, dopo aver lusingato e blandito Ostilia e balneari con mirabolanti promesse, essendosi increspate non poco le acque, l’amministrazione ha optato per una precipitosa ritirata strategica, derubricando la complicata situazione ad una ‘lite tra privati’, e lasciando Campo di Mare nel degrado di sempre. Finito il ‘festival invernale delle balle’ a Campo di Mare, ad estate inoltrata, l’amministrazione è intenta ad organizzare la versione estiva alla Legnara. Concludendo, potremmo chiosare: Rimini e Cerveteri, le due facce della direttiva Bolkestein. E, chissà, che non sarà proprio grazie all’ex commissario europeo olandese Frits Bolkestein che Campo di Mare vedrà finalmente un assetto dignitoso, oltre le attuali inadeguatezze. Italia Bene Comune: questa volta il sindaco di Cerveteri vada oltre le balle, le slide luccicanti e faccia tesoro di quel che hanno fatto, stanno facendo e faranno i Balneari e le Amministrazioni del Comune di Rimini e degli altri municipi della costa romagnola.