Campo di Mare: guerra di nervi tra Ostilia e Balneari, i pericoli della direttiva Bolkstein: le ricche lobby delle spiagge e il riciclaggio. Parla il patron del Six Giorgio Alabiso
di Alberto Sava
Sono a Campo di Mare per incontrare il patron del Six, l’unico gestore degli stabilimenti con i sigilli imposti dall’Ostilia, a non essere stato mai contattato dai rappresentanti del gruppo Bonifaci.


E’ sabato mattina 7 maggio, l’intervista uscirà con il numero del venerdì successivo 13 maggio, e quindi strutturo il dialogo per eventuali aggiornamenti fino a mercoledì 11 maggio, giorno di chiusura in tipografia de “L’Ortica”. Arrivo al Six intorno alle 11.30, ma prima faccio il giro largo e percorro da nord a sud tutto il Lungomare dei Navigatori. Passo davanti al Quadrifoglio di proprietà Ostilia e vedo, per la prima volta in trentasei anni, lo stabilimento vestito a festa, con un gran pavese fatto di una decina di grandi bandiere con quadrifogli bianchi in campo blu, che garriscono al vento, come suol dirsi. Accanto sventolano anche le bandiere del Lemon Beach, l’altro stabilimento dell’Ostilia. Una cinquantina di metri più avanti, sotto i raggi del sole scintillano le cromature di una flotta di roulotte e camper, parcheggiati fronte mare per il week end. Mi inoltro tra il muretto e l’arenile, incrocio il Six ma tiro diritto, vado avanti fino in fondo e vedo solo stabilimenti chiusi, la desolazione è totale. Torno indietro al Six, e trovo il patron Giorgio Alabiso ad attendermi all’ingresso, due passi, e alla mia sinistra vedo un nastro bianco e rosso (il confine imposto dai sigilli Ostilia) circondare come una gabbia il parco gioco per bambini, che era gratuito per tutti. Che tristezza! Prima dell’intervista facciamo una ricognizione al resto dell’area Ostilia all’interno del Six, area delimitata dai paletti, posti dell’ufficiale giudiziario, e collegati tra loro con il solito nastro da cantiere rosso e bianco. Ci accomodiamo, e Giorgio Alabiso inizia a parlare come un fiume in piena: “Questa è la prima volta che parlo con un giornalista. Ostilia non ci ha mai contattato. Una cosa un po’ strana, perché ha contattato tutti. D’altro canto, se si deve porre in essere un’operazione complessiva, sarebbe opportuno ascoltare prima tutti noi. Al momento gli altri stabilimenti sono chiusi, ed è un danno complessivo, perché il danno d’immagine è per tutti, anche per noi che siamo aperti. Oggi, sabato pieno di sole, nessuno è venuto allo stabilimento”. Prima di entrare nel vivo dell’intervista un aggiornamento dell’ultim’ora: Giorgio Alabiso è stato convocato dall’Ostilia ai Parioli, per la prima volta, lunedì 9 maggio alle 18.30.
Al termine dell’incontro apprendiamo che anche al patron del Six è stato proposto un comodato di due anni (1+1, ndr) a fronte della rinuncia ad ogni pretesa in tribunale. Ostilia e Six si sono lasciati con un punto interrogativo, a nostro avviso solo formale.
Parliamo della Bolkstein. Per quanto riguarda la direttiva UE Bolkstein, è un problema che affligge tutti i balneari d’Italia. Le concessioni andranno all’asta, e ad oggi in Italia non c’è alcuna legge in proposito. Noi concessionari ancora non sappiamo se avremo prelazioni o rimborsi degli investimenti di lungo periodo già approntati. L’Europa minaccia procedure d’infrazione contro l’Italia, e noi siamo tutti preoccupati. Campo di Mare è lo specchio di quanto potrebbe succedere a livello nazionale. I grandi gruppi imprenditoriali saranno i soli ad avere la forza economica per partecipare a bandi di gara europei. Saranno aste al rialzo, senza limiti di prezzo. Noi singoli operatori non potremo certo competere. Per esempio, pochi giorni fa, è stata battuta la prima spiaggia ad Ibiza: base di partenza: 117.000 euro, aggiudicata a 770.000 euro. E’ ovvio che è una partita riservata esclusivamente a chi ha enormi disponibilità di denaro, qualunque ne sia la provenienza, e speculatori. Senza contare il fatto che finirà la libera concorrenza a favore degli utenti, i quali dovranno utilizzare le strutture in regime di monopolio. I gestori degli stabilimenti di Marina di Cerveteri sono famiglie e associazioni conosciute da tutti da decenni e quindi sono uno scudo contro la penetrazione di ambienti e capitali malavitosi. Qui a Campo di Mare sta nascendo la convinzione che, al di là di tutto, il vero interesse dell’Ostilia, la quale per altro ancora non ha manifestato le proprie reali intenzioni, siano proprio sugli stabilimenti balneari.
E il Comune, in tutto questo? Molti tendono ad incolpare l’Amministrazione per tutto ciò che sta succedendo. Io non mi sento affatto di associarmi al coro. I problemi persistono da tantissimi anni, ed è facile incolpare gli attuali amministratori. In realtà questa Amministrazione si è trovata a dover gestire gli effetti della sentenza del 2009. Per quanto riguarda la Bolkstein, il comune non avrà nessun potere, se non quello di applicare le leggi nazionali, cioè bandire gare secondo le direttive europee. I primi a volere la riqualificazione del litorale, ed ad essere parte attiva dell’auspicato progetto, sono i balneari; da tempo, tutti si sono dichiarati pronti ad affiancare le amministrazioni. Nei decenni di trascuratezza a Campo di Mare, gli stabilimenti sono le uniche strutture ad aver garantito servizi essenziali ed ad avere offerto alla cittadinanza opportunità di svago culturale, sportivo, musicale, sociale e igienico mettendo a disposizione i loro servizi.
Torniamo alla Bolkstein. Il problema vero, è la mancanza di tutela che si sta profilando per i balneari in tutta Italia. Nel caso delle compagnie petrolifere, per esempio, il Governo ha studiato delle soluzioni ‘ponte’ a lungo termine, per fare in modo che le nuove normative non danneggino i vecchi concessionari. Per i balneari, invece, tutto questo non accadrà. Come categoria, siamo disposti a partecipare a gare europee, ma abbiamo bisogno che venga strutturata una fase di transizione, che ci permetta di ammortizzare gli investimenti, di rientrare dei debiti contratti per implementare le attività, di adeguare le prospettive imprenditoriali alle nuove normative. In altri paesi hanno previsto periodi anche di venti o trent’anni. In Italia, invece, si sta procedendo diversamente. Tenendo conto che solo il trenta per cento delle coste italiane è coperta da concessioni private, si potrebbe prevedere un congruo periodo di transizione per le vecchie e sottoporre a bando europeo solo le nuove. Invece il governo si sta muovendo con molta rapidità, adducendo lo spettro della procedura di infrazione. Per altre procedure già in atto, però, il livello di timore è molto diverso. Purtroppo l’operatore balneare talvolta è visto un po’ come lo sfruttatore della spiaggia pubblica, a volte anche evasore, e quindi c’è una sorta di accanimento. Ma le cose non stanno così. Certo, le mele marce ci sono, come ovunque. Voglio ricordare, per esempio, che qui a Campo di Mare siamo noi balneari, sono i nostri bagnini che fanno salvataggio in mare e primo intervento in caso di malori, anche per gli utenti della spiaggia libera, senza problemi e distinzioni.
Ma di chi è la responsabilità, sulla spiaggia libera? C’è un regolamento regionale, per altro in fase di cambiamento.
Chi garantisce la sicurezza a Campo di Mare? Bella domanda. Noi avevamo presentato anche un progetto. Finora l’hanno garantita gli stabilimenti, e l’assegnazione di un piccolo servizio itinerante della Dolphin, un’associazione di subacquei. Noi balneari abbiamo tutto l’interesse a che anche la spiaggia libera sia curata. Faccio un esempio. Una bella casa in un condominio fatiscente, varrebbe molto di meno rispetto ad un condominio curato. Noi siamo i primi ad occuparci della pulizia, quando vediamo sporco, ad aiutare chi ha bisogno, ad offrire i servizi a tutti coloro che necessitano di qualcosa.
Ultima domanda. Entrando nello stabilimento, abbiamo visto dei nastri di delimitazione bianchi e rossi. Sono necessari? Quelli sono paletti invalicabili. Brutti da vedersi, ma dobbiamo obbligatoriamente lasciarli. Speriamo che la situazione a Campo di Mare si risolva presto. C’è tutta un’economia che sta affondando. Non solo per gli stabilimenti. Sto parlando dell’indotto. Dai fornitori al mercato degli affitti estivi. Sono in gioco posti di lavoro. In tutti i posti di villeggiatura, il lavoro stagionale è fondamentale. Ci si gioca tutto in pochi mesi.
E’ crollato anche il mercato degli affitti estivi? Si parla di una diminuzione del 60/70 per cento per le case vacanze. Il mercato dell’ “ombrellone” è abitudinario. Un cliente che da tanti anni frequenta uno stabilimento, se non può più farlo tende a cambiare la località dove c’era lo stabilimento. Quasi sempre cambia proprio luogo.