E’ in arrivo un’estate di fuoco per il sindaco Alessio Pascucci stretto tra la questione Ostilia-Bonifici e Cerveteri senza più spiaggia e stabilimenti balneari
di Alberto Sava
In apertura di questo articolo sull’annosa questione ‘Ostilia – Campo di Mare’, richiamiamo l’attenzione del lettore su una domanda e sulla relativa risposta: quante interrogazioni e mozioni, a qualunque livello istituzionale, sono state presentate su questa questione, da quando il sindaco Pascucci ha preso a cuore il destino della landa desolata di Lungomare degli Etruschi, con annesse aree limitrofe? Una decina, più o meno. Tantissime, quindi: dal PD a FI, passando per partiti e movimenti di qualunque ispirazione, e tutte di spessore politico. L’unica però, per la quale Pascucci ha versato litri di inchiostro avvelenato, reale o virtuale che fosse, sulla carta stampata locale, che unita e compatta quotidianamente celebra incantata le sue gesta, è l’ultima in ordine cronologico, quella a firma dall’on. Ignazio La Russa, attualmente esponente di FdI. In preda ad una sorta di ‘furia iconoclasta’ contro la nobiltà, degna dell’ormai centenaria ed impolverata Rivoluzione d’Ottobre, il sindaco Pascucci ed il risorto ‘Governo Civico’ non si sono lasciati sfuggire il ‘ghiotto’, involontario, assist contenuto nell’interrogazione di La Russa, costituito dalla mera citazione della famiglia Ruspoli e di presunti, vecchissimi interessi, lesi forse decenni e decenni fa, quando tutto iniziò, e che nulla hanno a che fare con il nucleo vivo, pulsante, e terribilmente contemporaneo di tutta la vicenda. Così, l’anatema contro i supposti, non specificati, interessi di Ruspoli, sono diventati l’efficace cavillo per eludere con indignazione la questione di Campo di Mare, della faccenda Ostilia e soprattutto gli spiacevoli sviluppi, per ora solo romani. Eh, già! Al di là dei toni provocatori e tranchant contenuti nell’interrogazione di La Russa, infatti, nelle ultime settimane è accaduto un fatto veramente curioso. Premesso che il sindaco ha pienamente ragione, quando afferma che gli abusi e l’intero assetto urbanistico di Campo di Mare devono essere assolutamente affrontati, e tenuto conto che decenni di carte bollate hanno eretto muri ben più resistenti di quello di Berlino, è accaduto che dallo ‘slideshow’ tecnologico, colorato e pirotecnico sul futuro urbanistico di Campo di Mare, si sia improvvisamente passati ad un lugubre silenzio di tomba. Ed infatti, spenti precipitosamente proiettori e riflettori, più ‘mestamente’ si è passati a progettare il cimitero … a pagamento. Ma cosa è accaduto? E’ accaduto che, nonostante affermasse il contrario, Pascucci ha deciso di far passare la soluzione di tutti, ma proprio tutti, i problemi di Campo di Mare attraverso la soluzione di tutti, ma proprio tutti, i problemi dell’Ostilia, società che fa capo a Bonifaci. Il sindaco della legalità, colui che ha consacrato la sua vicenda politica ed umana alla lotta contro ogni tipo di corruzione e malaffare, piccolo o grande che sia, non ha avuto titubanze, o almeno è stato molto bravo a camuffarle, rispetto al patron della società Ostilia. Ricordiamo cosa scrisse Marco Travaglio, il direttore de ‘Il Fatto Quotidiano’, il quale, quanto ad integralismo legalitario, non ha certo nulla da invidiare a Pascucci : “Il costruttore ed editore del ‘Il Tempo’ Domenico Bonifaci, già pregiudicato per tangentopoli, in un Paese serio non potrebbe più sfiorare la Pubblica Amministrazione neppure con una canna da pesca, dopo quel che si scoprì sul suo ruolo nei fondi neri Montedison”. Per i particolari, qualche click in internet può soddisfare qualunque curiosità. Certo, Pascucci è stato anche molto sfortunato poiché, se per il passato poteva anche sperare nella memoria corta di molti, il presente si è abbattuto come una furia su quelle slides tanto belle e colorate, ed ecco le nuove indagini a carico del patron dell’Ostilia, quello vero, per il filone ‘Vitruvio’, indagini in base alle quali le cronache non escludono che potrebbe essere coinvolta anche la stessa società Ostilia. Un disastro, che neanche la stampa locale più ‘affezionata’ ha potuto tacere. Sul tappeto dell’azione amministrativa di Pascucci resta comunque viva la vicenda Campo di Mare: come affrontarla? La questione è complessa e con tantissime implicazioni, non ultima la spiaggia privatizzata dall’Ostilia, in forza di una sentenza di primo grado del Tribunale di Civitavecchia. Rivendicando l’efficacia della sentenza, dopo cinque anni di silenzio, dal 2014 la società ha fatto la voce grossa prima, e dopo ‘sfrattato’ gli operatori balneari, attivi in quel sito da oltre quarant’anni. Nonostante sugli arenili la competenza sia dei comuni, Pasucci ha ‘ceduto’ tale sovranità, definendo la querelle tra Ostilia e stabilimenti balneari come un contenzioso tra privati. I sigilli dell’ufficiale giudiziario mettono a rischio la sopravvivenza di circa un centinaio di persone, le quali a Cerveteri vivono di turismo estivo. Una lite tra privati, che vede da una parte le famiglie che vivono dell’economia balneare e dell’altra l’imprenditore Domenico Bonifici, con in mezzo la cittadinanza di Cerveteri privata dei servizi garantiti dalle strutture marine. La sentenza di primo grado favorevole all’Ostilia è da rispettare, ci mancherebbe altro, ma è interessante capire come si sia arrivati ad un pronunciamento dagli effetti così severi, che di fatto eliminano la spiaggia pubblica. La risposta a questa domanda, la troviamo in una dichiarazione rilasciata dal presidente di ‘Assobalneari’ e pubblicata da ‘L’Ortica’ lo scorso anno. Celso Valerio Caferri dichiarò: “La sentenza di primo grado del 2009 è legale, ma è illogica in quanto riconoscerebbe che il litorale sabbioso, sia quello occupato dagli stabilimenti che le spiagge libere, possa essere di proprietà privata. Ciò contrasta con la definizione di ‘demanio necessario’, in base al quale quelle superfici sono comunque demaniali, come previsto dall’articolo 28 del codice di navigazione. Contro tale sentenza abbiamo fatto ricorso in appello, presentando una perizia redatta da due tecnici esperti in demanio, e con l’utilizzo di strumentazioni avanzate, perizia che sconfessa totalmente la perizia redatta dal CTU, redatta sulla scorta di vecchie mappe del Lungomare degli Etruschi, le quali non tengono in alcun conto delle modificazioni avvenute sulla costa”. Ma esistono anche altre sentenze sull’intera questione Campo di Mare, questa volta sfavorevoli all’Ostilia, e con un’efficacia che va ben oltre il primo grado, che però risultano inapplicate da decenni. Una interessante nota della Corte dei Conti, che ricordiamo al sindaco ‘cineasta’ non è un ‘ente’ qualsiasi, come da lui espresso in Consiglio, ma la suprema Magistratura contabile, ripercorre l’incredibile storia di Campo di Mare che inizia cinquantasei anni orsono, nel 1960. I primi sette anni, dal 1960 al 1967, trascorrono, almeno nella parte iniziale, nella ‘fisiologia’ del gigantesco progetto di Campo di Mare, ovverosia la presentazione da parte della società Ostilia della domanda di lottizzazione, il programma di fabbricazione da parte del comune di Cerveteri, l’approvazione del progetto, la costituzione nei confronti della società degli obblighi di legge: versamento di trenta milioni (di lire) al comune e realizzazione di opere di urbanizzazione, l’adozione del PRG in difformità al programma di fabbricazione ed una successiva sostituzione del PRG stesso. Tra il 1971 ed il 1972 scoppia il finimondo, e la ‘fisiologia’ si trasforma in ‘patologia’. In questo brevissimo, si fa per dire, lasso di tempo 82 licenze di costruzione vengono rilasciate e revocate, previa la sospensione dei lavori nel frattempo avviati. Il tutto in forza della legge 765/1967, che pare fosse ‘sfuggita’ ai costruttori. A questo punto, la società Ostilia scatena la guerra nucleare rivolgendosi alla Giustizia Amministrativa. Negli anni successivi, la debacle, dinanzi al TAR prima ed il Consiglio di Stato poi, risulta sonora. La sentenza 2099/1986 del TAR e la sentenza 211/1997 del Consiglio di Stato rigettano totalmente i ricorsi dell’Ostilia e, come se non bastasse, la lettura severa, che a posteriori fornisce la Corte dei Conti a proposito di questi due pronunciamenti, non lascia dubbi sulla insanabilità di tutta la vicenda. A tal punto che, e siamo in epoca contemporanea, la Magistratura contabile evidenzia come il tentativo di regolarizzazione, posto in essere con la delibera comunale n. 57 del 2009, non fosse in grado di sanare l’abuso, che viene definito ‘insuperato ed insuperabile’: questo è lo scheletro “Campo di Mare”. Vicenda iniziata con la revoca delle 82 licenze quarantaquattro anni fa, per mano dell’allora sindaco Nino Marini, e che ancora continua nel 2016, felicemente regnante Pascucci. Abbiamo iniziato questo articolo con una domanda e una risposta e lo concludiamo nello stesso modo: cosa succederà all’apertura della prossima stagione balneare a Campo di Mare?